Traina col vivo: niente leccia amia ma un bel serra

Sono sempre io, Mirko. Vi scrivo dalla Sardegna, precisamente dal golfo di Oristano.

Eccomi di nuovo a raccontarvi un’ altra mia avventura a traina col vivo assieme al mio carissimo zio..

serra traina vivo mirko (1)La storia che vi racconterò risale al 16 settembre. Ma torniamo un po’ indietro.. Qualche giorno prima stavamo trainando sempre nella stessa secca, che da luglio si affolla di serra. Le nostre attrezzature erano abbastanza leggere, tranne il terminale:un cavetto d’ acciaio 30lb. “Sfortunatamente” si allamò una leccia amia stimata circa 20/25 kg, e purtroppo, dopo non più di un minuto, il cavetto terminale si ruppe completamente, lasciandoci letteralmente sbalorditi perché avevamo riconosciuto subito la potenza di quel magico pesce. Anche tarando la frizione su un drag minore, non c’è stato niente da fare.

Quindi 2 giorni dopo, il 16 settembre, io e mio zio decidemmo di attrezzarci meglio, a causa di quell’assurda avventura che ci lasciò grandi rimpianti. Dopo 2 ore di trainetta con gli artificiali per farci il vivo tornammo nella secca dove era avvenuta la grande allamata.

Avevamo con noi due belle canne: una 20/30lb e una 50lb. Per evitare per la seconda volta il ripresentarsi della stessa sventura, ci attrezzammo con due bei mulinelli (un Penn interational e un kam 1000 entrambi con frizione a leva) in grado di contrastare tranquillamente la potenza della leccia, qualora si fosse allamata nuovamente.

Per la traina col vivo alla leccia amia, utilizzo una lenza madre 0.70 e terminale lungo, 3 metri sempre 0.70 in fluorocarbon con due ami: uno trainante e uno ferrante 6/0 e 8/0. Come esca viva ho utilizzato un paio di sugarelli due occhiate e due aguglie.

Decisi di innescare un’ aguglia e un’ occhiata, anche perché i sugarelli non erano molto grandi.

Cominciò la vera traina. Su e giù per la secca, trainavamo nel verso della corrente e contro corrente, a scarroccio ed a motore acceso, variando continuamente la velocità che oscillava tra i 0.8 nodi e 1.5 nodi, ma nulla. Neanche le esche si agitavano.

Feci due ipotesi: o i predatori erano assenti oppure talmente svogliati che neanche si avvicinavano all’esca. Dopo aver tirato in barca i nostri due pesci vivi, per controllare che tutto fosse a posto, con grande stupore mi accorsi che l’occhiata era morta e l’aguglia nuotava male, perciò le cambiai immediatamente. Innescato il sugarello più grande che avevamo, ed un’ altra occhiata, provammo a ripassare sulla stessa secca.

La prima passata a scarroccio, nel verso della corrente, e subito i cimini di entrambe le canne iniziarono ad agitarsi, facendo balzare in piedi me e mio zio, ma non accadde nulla.

Senza darci per vinti, accesi il motore per riprovare a passare contro corrente, dato che erano ben visibili le testate delle nostre esche. Infatti, proprio in curva, la mia canna si piegò, la frizione partì: è strike!! Dopo una decisa ferrata mi aspettai una grande fuga, ma non fu cosi perchè il predatore non era quello desiderato.

Portai a guadino un bel serra di circa 3 kg, che nonostante l’utilizzo del nylon al posto del cavetto in acciaio, non riuscì a tagliare la lenza con i suoi denti aguzzi.

Anche se non era proprio la preda che cercavamo, eravamo molto soddisfati della nostra uscita di pesca a traina col vivo, e soprattutto ci eravamo rifatti dalla sconfitta di due giorni prima.. Al prossimo report/cattura..

 

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Mirko Armas

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