Canna fissa con Galleggiante
La canna fissa con il galleggiante è sicuramente una delle tecniche di base della pesca in mare. Presenta innumerevoli variazioni e specializzazioni per determinate prede o luoghi di pesca. Viene praticata principalmente nei porti e dalle scogliere, sia alte che basse, per la cattura di prede che si alimentano sia a mezz’acqua che sul fondo. In questa sezione tratteremo le tecniche con galleggiante in maniera generale, lasciando la trattazione delle tecniche specifiche per ogni singola specie nelle schede relative.
Prede
Prede preferenziali della canna fissa sono: Muggine (Cefalo), Occhiata, Boga, Salpa, Sarago, Donzella, Tordo. Meno comuni: Aguglia, Orata, Spigola e altre specie di fondo.
Esche
Con la canna fissa vengono impiegate la maggior parte delle esche valide nella pesca in mare: anellidi, bigattino, vari tipi di pasta (al formaggio, alle sarde, ecc.), sarde, gambero, totano, cozza, ecc.
Brumeggio
Per questa tecnica è un elemento fondamentale; sono diverse le pasture che vengono utilizzate, anche in relazione alla specie insidiata e alle esche usate, che impiegano come base il pane raffermo, arricchito di diversi elementi: croste di formaggio, sarde fresche tritate, pasta di sarde in salamoia, ecc.
La ricetta base prevede:
- due chili di pane raffermo grattugiato (o ammollato)
- mezzo chilo di sarde fresche tritate (oppure un chilo di pasta di sarde in salamoia)
- sale fine
Se il pane è già grattugiato, aggiungere a poco a poco l’acqua (possibilmente di mare), impastando con le mani, aggiungere le sarde tritate (oppure la pasta di sarde stemperata in poca acqua) e lavorare il composto fino a renderlo omogeneo. A seconda della consistenza che si vuole dare alla pastura, aggiustare al composto altro pane grattugiato o altra acqua. Al composto daremo una consistenza più fluida se l’azione di pesca si svolgerà in prossimità della superficie, oppure una consistenza più densa se dobbiamo pescare in prossimità del fondo del mare. Questa pastura può essere usata come “universale”, cioè adatta ad ogni tecnica di pesca con il galleggiante.
Attrezzatura
L’attrezzatura sarà scelta a seconda della specie insidiata, quindi canna fissa, monofili, ami, galleggianti e piombi saranno da scegliere in relazione alla tecnica usata. Dovendo scegliere un’attrezzatura utile per una pesca generica, l’attrezzatura potrà essere la seguente:
- Canna: misto carbonio o solo carbonio, da 5 a 8 metri, a seconda della profondità dell’acqua dove si pesca, con azione di punta;
- Galleggiante: questo verrà scelto in base allo stato del mare, optando per una pallina di balsa o sughero in caso di mare mosso oppure uno a penna in balsa in caso di acque calme. La grammatura da utilizzare viene scelta in base alla profondità di pesca e all’esca utilizzata e oscilla dai 2 ai 6 grammi;
- Piombi: torpille o piombini spaccati sono l’ideale per questa tecnica, in misure assortite;
- Monofilo: anche questo viene scelto in base allo stato del mare; dallo 0.12 allo .14 con acque calme, dallo 0.15 allo 0.18 con acque mosse;
- Ami: dal n. 16 al n. 8, in base all’esca con cui verranno innescati;
- Accessori: indispensabile il guadino telescopico, una vaschetta o un secchio per il brumeggio, un retino porta pesci, una sonda in piombo per misurare il fondale e uno slamatore.
Montature
Le montature per la canna fissa sono diverse, in relazione allo stato del mare:
Mare calmo
Lenza madre in monofilo dello 0.14, lunga un metro meno della canna utilizzata. Su questa monteremo un galleggiante in balsa a penna o a fuso rovesciato da 2-3 grammi. Alla fine della lenza madre, faremo una micro asola dove legare i braccioli, costruiti con uno spezzone di monofilo super dello 0.12 lungo circa 70 cm. Piegheremo in due lo spezzone, cercando di ottenere due braccioli di 30 e 40 cm rispettivamente. A questo punto facciamo una micro asola nel punto della piegatura, bagnando bene con la saliva il nodo prima di stringere. A questo punto fisseremo i braccioli alla lenza madre infilando l’asola dei braccioli in quella della lenza madre e faremo passare gli stessi nella loro asola. Tirando i braccioli stringeremo l’asola che li fisserà definitivamente alla lenza madre. Al capo libero dei braccioli, monteremo due ami del 16 (se peschiamo con i bigattini o la polpa di sarda) o del 14-12 se peschiamo con le altre esche. Per equilibrare il galleggiante useremo una torpille del peso del galleggiante, bloccata con un pallino spaccato a circa 30 cm dall’asola della lenza madre. Potremo testare a questo punto l’immersione del galleggiante che deve lasciare fuori dall’acqua esclusivamente l’astina colorata; se necessario, aggiungere un altro pallino spaccato di peso adeguato. Prima di iniziare a pescare, dovremo regolare l’altezza a cui gli ami saranno in pesca. Per effettuare correttamente questa operazione, fissiamo la sonda all’amo più basso e caliamo il tutto in acqua; l’altezza giusta è quando la sonda, toccando il fondo, porta il galleggiante a mezz’acqua. Regoliamo il galleggiante fino al raggiungimento di questa profondità di pesca.
Mare mosso
La montatura per questo stato del mare è la stessa del precedente, con le seguenti eccezioni:
- Lenza madre dell0 0.18
- Braccioli dello 0.15 lunghi rispettivamente 15 e 20 cm
- Ami del n. 14 per i bigattini, n. 12 per la pasta e la polpa di sarda, n. 10-8 per le altre esche
- Galleggiante a palla o a pera da 3-6 grammi, preferibilmente colorati in arancione o rosso, con astina corta, neutra
- Piombi uguale al precedente, di peso adeguato.
Per la costruzione della montatura, seguire la procedura già vista, tenendo conto che, in questo caso, il galleggiante deve rimanere fuori dall’acqua per circa la metà. Inoltre con la sonda, fermeremo il galleggiante quando esso sarà immerso a circa 50-70 cm dalla superficie del mare, in modo che gli ami peschino in vicinanza del fondo.
Azione di pesca
Una volta giunti sul luogo di pesca, per prima cosa prepariamo il brumeggio come indicato. Appena avremo raggiunto la consistenza desiderata, lanceremo in mare 2 o 3 palle di pastura, grosse come un mandarino, a metà circa della lunghezza della canna. In caso di mare calmo, le palle di pastura saranno più piccole (come una noce) e saranno lanciate ad una distanza uguale a quella della canna. In caso si peschi con i bigattini, essi potranno essere aggiunti alla pastura, oppure lanciati da soli in acqua aiutandosi con la solita fionda. A questo punto potremo dedicarci alla preparazione della canna e della montatura. Prima di calare in acqua gli ami innescati, lanceremo una pallina di pastura e subito dopo cercheremo di far scendere gli ami innescati insieme alle briciole di pastura che scendono verso il fondo. Una volta in pesca, guarderemo con attenzione il galleggiante, per scorgere ogni piccolo movimento dello stesso. Occorrerà ferrare prontamente, appena il galleggiante accenna ad inabissarsi, cercando di anticipare l’affondata. Saranno molte le ferrate a vuoto ma, ben presto, sentiremo di aver allamato il pesce che inizierà a tirare verso il fondo, cercando di liberarsi dell’amo. Conviene lavorare la preda, assecondando le puntate più possenti e tirando verso la superficie nei momenti di pausa tra una puntata e l’altra. A seconda della specie catturata e del peso della preda, il recupero potrà essere più o meno accorto e prudente per non far slamare il pesce e restituirgli così la libertà. Una volta che sentiremo il pesce tirare con meno convinzione, potremo iniziare la fase di recupero, calando in acqua il guadino. Cercheremo di aggallare la preda e la indirizzeremo verso la bocca del guadino, preparandoci già a contrastare la sfuriata del pesce, appena in vista dello stesso. A questo punto porteremo il pesce nel guadino salpandolo definitivamente. In caso il galleggiante rimanga immobile e non si noti nessuna mangianza, converrà modificare la profondità di pesca, alzando o abbassando il galleggiante, fino a trovare la giusta profondità di mangianza. Nelle schede delle singole prede, descriveremo ancor meglio le fasi della ferrata e del recupero più idonei per quella specie, così come le altre varianti che ci permetteranno di raggiungere risultati migliori e a riempire il retino il più possibile!
(fonte:pescare.net)