Traina alla Spigola con Artificiali
La Spigola è sicuramente una delle prede più ambite nella pesca in mare, sia per la prelibatezza delle sue carni, sia per le sue caratteristiche di comportamento che ne fanno una preda “difficile” un po’ per tutte le tecniche. Nella traina costiera la Spigola è considerata la “Regina” di questa tecnica (mentre lo scettro di “Re” spetta di diritto al Dentice) e le tattiche di pesca specializzate per questo serranide sono molto varie e prevedono sia l’impiego di esche naturali che artificiali. In questo articolo cercheremo di spiegare meglio le tecniche messe in atto con le seconde.
Innanzitutto alcune precisazioni sulla preda sono d’obbligo:
- La Spigola adulta può raggiungere i 12 kg di peso, ma la taglia media si aggira dai 700 gr ai 2 kg, con qualche sporadica eccezione sui 4-5 kg. Le tecniche con artificiali sono altamente selettive ed è rarissimo catturare prede inferiori ai 500 gr.
- La Spigola è strettamente gregaria nello stadio giovanile. Man mano perde questo carattere con l’aumento di età, ma non del tutto, preferendo qualche volta la compagnia di altri due o tre esemplari della stessa taglia. Questa caratteristica può permettere catture di più di un esemplare nella stessa zona.
- La Spigola è abbastanza ma mai eccessivamente combattiva. Di solito, dopo una prima reazione violenta, segue passivamente l’esca con cui è rimasta allamata ed oppone nuovamente una certa resistenza solo quando avvista lo scafo.
- Una delle più importanti caratteristiche della Spigola è l’imprevedibilità di comportamento: accade sovente che un giorno attacchi le nostre esche voracemente e senza tanti complimenti mentre, il giorno dopo, non ne voglia sapere assolutamente, nonostante le condizioni meteo-marine siano rimaste le stesse.
La Spigola è presente in tutti i bacini costieri della penisola e delle isole, su fondali che variano dal metro ai 50 metri. Ai fini della traina sono da scartare i fondali superiori ai 15 metri, a meno che non ci siano nelle immediate vicinanze formazioni naturali o artificiali che si avvicinino alla superficie, come secche, relitti, allevamenti di molluschi, ecc. Le nostre prede preferiscono principalmente le zone di scogli alternati a fango o sabbia, specie in prossimità di cospicui salti di profondità. Frequentano anche i manufatti costruiti con massi di cemento esposti verso il mare aperto, all’interno dei porti, nelle vicinanze delle foci di corsi più o meno grandi di acqua dolce, lungo le spiagge sabbiose o ghiaiose, i pontili protesi al largo, le grandi boe di segnalazione. I periodi più indicati per pescare la Spigola con questa tecnica sono la primavera e l’autunno. Un altro momento positivo si ha in inverno, quando si avvicinano alla costa esemplari anche molto grandi che, in periodi ristretti, possono attaccare con voracità le esche a traino. Per quanto riguarda gli orari, sono da preferire le prime ore del mattino, quelle di mezzogiorno e le ore prossime al tramonto; per la Spigola questo schema non è rigido e capita spessissimo di fare belle catture anche durante gli altri periodi della giornata.
Per quanto riguarda l’imbarcazione adatta a questa tecnica c’è poco da dire: l’unica caratteristica indispensabile è che raggiunga la velocità di 4 nodi, che è poi la velocità a cui traineremo le nostre esche. Indispensabili sono anche i portacanna: almeno tre sistemati due sui lati della poppa ed uno al centro, in modo da poter filare due o tre lenze senza che esse si sovrappongano con inevitabili ingarbugliamenti. Se si pesca nell’immediato sottocosta è meglio non mettere in acqua più di due lenze poichè, visto che le manovre da compiere sono più frequenti, si hanno meno pensieri e minor possibilità di incaglio.
Per la spigola si usano canne e mulinello di basso libraggio. Le canne, i mulinelli e le lenze dovrebbero essere di libraggio ridotto, senza scendere comunque sotto le 12 libbre. L’attrezzatura ideale è costituita da una canna da 20 libbre, un mulinello rotante di misura medio-piccola e lenza in bobina da 20 libbre che potrà arrivare a 30 libbre se trainiamo a profondità di 10-15 metri, a causa delle piombature più consistenti. Il terminale, lungo almeno una decina di metri, sarà costituito da un buon monofilo super dello 0.30 – 0.40. Per unirlo alla lenza madre, utilizzeremo una piccola girella, comunque dotata di cuscinetti, che eviterà torsioni eccessive della lenza. Le esche artificiali da impiegare sono limitate ai minnows dai 7 ai 20 cm e da cucchiaini ondulanti, di forma affusolata, dai 5 ai 12 cm.
Gli altri artificiali, come piume, testine piombate, imitazioni varie sono più problematici e rendono meno con la Spigola. Per scegliere l’artificiale più adatto, mettiamo la barca a 4 nodi e filiamo fuori scia la lenza con il minnows o il cucchiaino ed osserviamo il suo comportamento: se lo vedremo ruotare su se stesso è da scartare; se invece si mantiene sotto la superficie e tende a guizzare a destra e a sinistra è l’artificiale che fa al caso nostro. Per quanto riguarda i modelli e le colorazioni, converrà usare minnows che meglio richiamano la mangianza del luogo: quindi grigio-argento che imita il Cefalo e lo zebrato azzurro o verde argento che imita lo Sgombro. Alternativamente, hanno buon successo il tipo “testa rossa” (rosso argento) e i recenti modelli con lavorazione a specchio. Per i cucchiaini non c’è altrettanta scelta e i modelli si riducono alle tre o quattro misure disponibili, preferendo sempre le forme allungate. Per far scendere le nostre esche alla profondità voluta, oltre ad utilizzare modelli affondanti, dovremo piombare diversamente le lenze, utilizzando uno dei consueti sistemi di affondamento utilizzati nella traina: affondatori idrodinamici, piombi sulla lenza, piombo guardiano, ecc.
Viste le non elevate profondità di pesca, la piombatura sulla lenza è da consigliare, sia per la rapidità con cui è possibile variare tale piombatura sia perché, una volta allamato il pesce, è possibile rimuoverla lasciando al pescatore la possibilità di godere appieno della lotta con il pesce. E’ consigliabile utilizzare piombi a tortiglione o con altro sistema di sgancio rapido. Per determinare il peso adatto, dovremo considerare due parametri: la profondità da raggiungere e la distanza dalla poppa. La velocità, fissata a 4 nodi, sarà costante per questa tecnica. Indicativamente, filando le esche a 50 metri da poppa, esse affonderanno ad un metro con una piombatura di 100 gr e a 5,50 metri con un chilo di piombo. Su fondali molto bassi oppure che presentino continui dislivelli o rocce più alte è bene non pescare molto in profondità per evitare continui attacchi sul fondo degli artificiali.
Di seguito, diamo delle alternative adatte a sondare le fasce d’acqua più frequentate dalla Spigola, fornendone i parametri ideali dove, ovviamente, potrete variare tale misure per adeguarle alle caratteristiche proprie della zona di traina:
Fondali con meno di 5 metri di profondità:
Numero lenze: 2
Velocità: 4 nodi
Diametro lenza madre: 0.50 (30 lb.)
Diametro terminale: 0.30
Lunghezza terminali: il primo da 10 mt, il secondo da 12 mt
Distanza da poppa: la prima lenza a 50 metri con 150 gr, la seconda a 70 metri con 100 gr
Esche: prima lenza cucchiaino cm 7/11, seconda lenza minnows 9/11 cm affondante
Fondali da 5 a 8 metri di profondità:
Numero lenze: 2
Velocità: 4 nodi
Diametro lenza madre: 0.50 (30 lb.)
Diametro terminale: 0.35
Lunghezza terminali: il primo da 10 mt, il secondo da 13 mt
Distanza da poppa: la prima lenza a 50 metri con 300 gr, la seconda a 70 metri con 250 gr
Esche: prima lenza minnows cm 9/12 affondante, seconda lenza minnows 12 cm affondante
Fondali da 8 a 12 metri di profondità:
Numero lenze: 2
Velocità: 4 nodi
Diametro lenza madre: 0.50 (30 lb.)
Diametro terminale: 0.35
Lunghezza terminali: il primo da 12 mt, il secondo da 15 mt
Distanza da poppa: la prima lenza a 70 metri con 500 gr, la seconda a 90 metri con 650 gr
Esche: prima lenza minnows cm 9/12 affondante, seconda lenza minnows 14 cm affondante
In tutti i casi i piombi devono essere fissati ad almeno 15 metri dall’esca e mai sul terminale. In caso di profondità maggiori, aumentare in proporzione la distanza dalla poppa e la piombatura. Mentre per fondali molto bassi o particolarmente accidentati, conviene utilizzare il piombo guardiano, posizionato ad almeno 20 metri dall’esca e montato come indicato in figura.
Quando vedremo il cimino della canna sussultare, vorrà dire che il piombo ha urtato un ostacolo e 5 o 6 giri di mulinello preserveranno l’esca da un sicuro incaglio. Se vedremo la punta della canna flettersi con un angolo minore di prima, vorrà dire che abbiamo perso la zavorra e va quindi recuperata per reintegrare la piombatura.
Utilissimo per evitare incagli è l’ecoscandaglio acustico che regolato un paio di metri al di sopra della profondità di pesca, ci avviserà con il suo suono stridente che abbiamo appena superato un ostacolo che farà incagliare sul fondo l’artificiale; avremo quindi il tempo di agire per alzare l’esca quel tanto che basta a superare l’ostacolo.
Il problema incaglio è una costante di questa tecnica e in caso di virate strette, rallentamenti o cambi di direzione, bisognerà recuperare le lenze di conseguenza, in modo da non far toccare il fondo agli artificiali. Questa condizione presuppone la presenza a bordo di almeno due persone, oltre al guidatore, altrimenti non sarà possibile filare in mare più di una sola lenza.
Le esche viaggeranno a distanze variabili dai 30 ai 100 metri da poppa e per evitare inutili e dannose sovrapposizione sarà bene calare prima le lenze più lunghe e poi quelle più corte. Per salparle, anche in caso di ferrata del pesce, si opera al contrario recuperando prima le corte e poi le lunghe. Una volta filate le lenze, regoliamo il mulinello con il cicalino e la frizione tarata a circa un terzo del carico di rottura del terminale o, in maniera più empirica, dando uno strattone consistente alla lenza il cicalino deve attivarsi cedendo lenza. E’ bene non lasciare mai la frizione molto lenta, per evitare che anche il più sottile filo d’alga preso dal piombo, attivi il cicalino. Ogni 10 minuti circa, specialmente con mare sporco in scaduta, bisognerà controllare che sia il piombo che le esche non abbiano agganciato dello sporco (alghe o plastica), quindi ripulirle e filarle nuovamente. Molte volte, per questi piccoli dettagli, non si fanno catture anche se l’orario e la zona sono ideali per la Spigola. Appena sentiremo il cicalino, un pescatore prenderà in mano la canna interessata stabilendo il contatto con la preda. L’altro pescatore recupererà velocemente le altre lenze in mare e si preparerà per guadinare il pesce. A questo punto potremo rallentare la barca e manovrare per mettere a 90° la barca rispetto alla trazione del pesce. Come abbiamo già detto, la Spigola dopo la prima sfuriata, segue la direzione del recupero senza porre eccessiva resistenza. Appena i piombi saranno in vista, il secondo pescatore provvederà a liberarli dalla lenza, permettendo di recuperare con la canna anche gli ultimi fino alla girella. Se questa non passa dagli anelli della canna, bisognerà recuperare l’ultima decina di metri a mano, tirando con circospezione e aspettandosi la reazione del pesce, man mano che esso si avvicina alla barca. Cerchiamo già di valutare le dimensioni della preda e se non molto grossa, recupereremo gli ultimi metri con decisione fino a volare la preda a pozzetto. Se è di buona dimensione, conviene essere più circospetti ed essere pronti a cedere filo alla reazione della Spigola. Quando si metterà di fianco, con la bocca spalancata, sarà il momento di guadinarla con decisione. Il metodo migliore per non correre rischi inutili, è quello di posizionare il guadino dietro al pesce, mentre il pescatore cede la lenza necessaria a farlo entrare. Questo accorgimento eviterà che la rete del guadino possa agganciarsi all’ancoretta dell’artificiale compromettendo pericolosamente l’esito finale della cattura. Una volta in barca, fate attenzione a slamare la preda; il nome Spigola non è casuale! Infatti la nostra “spigolosa” amica presenta spine dorsali acuminate e opercoli molto taglienti ed è facile ferirsi proprio in questa operazione. Il sistema migliore è di infilarle un dito in bocca e premere con le altre dita sotto la mascella inferiore. Ciò farà spalancare la bocca alla spigola, immobilizzandola e permettendoci di slamarla, magari con una pinza, senza problemi. A questo punto la foto di rito è d’obbligo, così come inviarla a www.pescare.net!
(fonte:pescare.net)