Siamo all’inizio dell’estate 2012 e io e il mio socio di allora decidiamo di scegliere una location adatta per passare a metà agosto 6 giorni no-stop all’insegna del Carpfishing,fondamentalmente incentrati sulla ricerca dei tanto amati e potenti amur. E sì, chi non ha ancora provato l’ebbrezza della cattura di questo ciprinide non immagina cosa vuol dire un combattimento “all’ultimo sangue” o per meglio dire, nel nostro caso di pescatori sempre, comunque e dovunque NO KILL, all’ultima goccia di sudore. Perchè l’amur,come risaputo,ha la particolarità di dare il tutto per tutto, specialmente nelle fasi finali del recupero nel sottosponda….preparatevi, perchè proprio lí ne vedrete delle belle!Tornando al racconto, la scelta cade sul Canal Bianco, in provincia di Rovigo, a ben400km da casa, in quanto in terra d’abruzzo i tanto ricercati amur sono poco presenti.Tutt’altra storia nelle acque padane, dove sono stati immessi in grandi quantità neglianni passati per tenere puliti i numerosi canali irrigui della zona dai canneti, dei cuigermogli sono estremamente ghiotti. Saputa con certezza la data delle ferie e”patteggiate” con la mia fortunatamente empatica ragazza le condizioni per partire negliunici giorni liberi dell’anno (mi costerà la promessa di una vacanza il prima possibileanche con lei!), prepariamo le esche mettendo in ammollo poco meno di 100 kg di maise tiger nut secchi per entrambi (non sconvolgetevi, un singolo amur mangia fino al 70%del suo peso in granaglie) e rollando una ventina di kg a testa di boilies ai gusti fruttati ananas e banana, oltre a qualche kg di aglio e menta. Per i terminali la mia scelta ricade sugli ormai plurisperimentati no-knot rig col semplice tubicino in gomma sul gambo dell’amo e presentazione bilanciata o pop-up (il fidato Arma Point teflonato del 6 o dell’8 in relazione a piombo e esca, della Fox) su trecciato Supernova da 20lb della Kriston,molto morbido e poco visibile grazie alla colorazione verdeggiante identica alle acqua eal fondale dello spot. Immancabile un leadcore da 60lb per tenere ben stesa la lenza sul fondale e il classico sacchetto in pva con boilies tritate e non, liquidi pva-friendly e qualche tigernut, usato come antitangle e come attrattore. Al limite potete usare ilpva in spugnette solo sull’amo, come fondamentale antitangle. Non so se quest iaccorgimenti abbiano fatto la differenza, in quanto il canale non è di certo un limpido ruscello alpino, tutt’altro, ma comunque la mia sebbene poca esperienza mi spinge comunque a non rischiare mai con lenze appariscenti e montature troppo visibili.Caricata la mia povera station wagon che sembra toccare terra per il peso che deve sopportare tra esche, attrezzatura e riserve d’acqua e cibo, pregando di arrivare sani e salvi, siamo pronti a partire subito dopo pranzo. Per le 19 arriviamo sullo spot, un punto il cui il canale piuttosto anonimo (infinitamente dritto e lungo) ha un immissario,formando una T con praticamente corrente nulla e fondale bassino, circa 2 metri, 3 nel punto più profondo. Montiamo il necessario e prima di notte siamo in pesca, giusto in tempo per spruzzarci qualche ettolitro di zanzarifugo e per accendere una decina di spirali per tenere lontane le odiosissime e numerosissime zanzare di cui la zona è infestata. Semmai vi venisse in mente di pescare in quelle zone prima ancora di caricarele canne da pesca caricate le difese da quei tremendi insetti, senza canne qualcosa da fare ve la inventereste, senza zanzarifughi fuggirete all’imbrunire o morirete dissanguati!Tornando all’azione di pesca, scandagliamo il fondale per capire la situazione melma/alghe e evitare di lanciare gli inneschi su di essi, egualmente dannosi. Una volta scelti i nostri spot (puntiamo su zone limitrofe ai canneti poichè il fondale era pulito e duro), pasturiamo con abbondanti cucchiaiate di granaglie e circa mezzo kg di boilies attorno ad ogni innesco, rimpolpando dopo qualche ora vista la massiccia presenza di breme, aspi e altro pesciame nella zona. Da sottolineare l’uso di boilies appositamente molto dure, proprio per limitare gli attacchi del pesce di disturbo (che invece probabilmente avrà fatto razzia o quasi del mais). Dopo cena una potente partenza mi fa sobbalzare sulla sedia, è la mia canna più a sinistra a partire prepotentemente. Il fatto che partano prima e più spesso le canne laterali allo spot è indice del fatto che il pesce in canale scendendo e risalendo incontra prima quelle, come naturale che sia. In pochi secondi ho la mia Mimic 3lb in mano e inizio un lungo combattimento, che mi riaccende la passione per questo stile di pesca (e di vita oserei dire) e mi ricorda il motivo di tanti km… Subito si riconosce l’animo bellicoso dell’amur, non lasciando spazio a dubbi sulla sua identità: sotto sponda sembra sfinito ma sul piú bello riparte piú forte di prima,anche 8-10 volte! Guadinarlo è un’impresa, complici anche le zanzare che attirate dalle lampade frontali si buttano su ogni parte del nostro corpo dove l’autan si è dissolto o abbiamo dimenticato di spruzzarlo…. Alla fine il ciprinide cede, sfinito. Portato sul materasso, ben bagnato e riverito, inizia il servizio fotografico di rito, piú per la soddisfazione e la fatica che per il peso, di poco sopra i 10kg. È questa la taglia mediadei pesci in canal bianco, con punte che peró superano i 20kg. D’altra parte è raro che siscenda sotto gli 8kg, possiamo dire che hanno quasi taglia standard! I giorni seguenti passano tra giornate afosissime con picchi di 40 gradi all’ombra (e noi eravamo in pieno sole, riparati solo da un telo), notti di lotte per scacciare le zanzare, ma anche numerose catture, tra cui una bellissima e rara carpa a specchi e un amur di ben 15kg! Le scelte di pesca danno i loro frutti, nonostante il calore dell’acqua e la mancanza di ossigeno fossero probabilmente al limite per i pesci essi continuano con ritmicità a cadere uno dopo l’altro sui nostri inneschi. A fine vacanza, posso contare 17 catture, di cui 2 carpe e15 amur. Il mio socio poco meno, egualmente soddisfatto….anche se un pó snervato dalla fatica fisica e psicologica del sopravvivere in quel postaccio con una doccia ogni due giorni e quant’altro. Fondamentalmente ritengo che il Carpfishing sia questo:pescare in acque libere tra mille sacrifici e con grosse spese per approntare al meglio il tutto, ma con la consapevolezza di praticare una delle tecniche piú attenta alla natura eal pescato, piú lunga nei tempi e nelle attese, piú onerosa e forse piú difficile del mondo della pesca. Se siete d’accordo con me bene, altrimenti possiamo parlarne…basta raggiungermi, sono quel matto che d’estate e inverno, ad ogni ora del giorno e della notte (quando possibile) è lí in riva al lago a fissare le canne e a tenere le orecchie dritte per sentire il minimo bippare dell’avvisatore!
Lorenzo Ferrone.