Fili da Pesca a Confronto: nylon, trecciato, fluorocarbon
In passato, la scelta del fili da pesca non era considerata un fattore determinante per la buona riuscita di una battuta di pesca ed i prodotti presenti sul mercato non erano minimamente paragonabili a quelli moderni.
Lo sviluppo delle odierne tecniche ha permesso di poter assecondare le esigenze di ogni pescatore, sia per la migliore qualità dei fili, sia per le caratteristiche fondamentali degli stessi.
Il filo da pesca più utilizzato in assoluto è da sempre il classico nylon, che nulla ha a che vedere con quello prodotto in precedenza, ma che tuttavia sta cedendo il passo al trecciato soprattutto in alcune tecniche specifiche.
Con l’introduzione del mercato online, soprattutto in Giappone ed in America, è stato dato il via ad una vasta, talvolta eccessiva, produzione di fili da pesca. Tutto ciò ha portato ogni pescatore a trovarsi interdetto, almeno una volta, sulla scelta dei prodotti pubblicizzati da ogni ditta. E’ da notare che molti di questi sono troppo simili tra loro: spesso l’unica differenza risiede nel colore. Bisogna prestare attenzione anche alle indicazione espresse sulle confezioni: i carichi di rottura ed i dei diametri frequentemente non rispecchiano la realtà (molti fili sono “famosi” per avere un diametro di gran lunga superiore a quello dichiarato).
L’acquisto del primo filo da pesca
Quando il pescatore più inesperto decide di acquistare il suo primo filo da pesca entra in crisi totale. Ogni negoziante dirotterà la sua attenzione su una determinata casa produttrice o su un determinato filo “miracoloso”. Diffidate da questo tipo di consigli, non esistono creazioni prodigiose. Le minime differenze tra i fili al top di gamma sono percepite solo in parte anche dai pescatori più esperti.
E’ consigliabile chiedere sempre ai negozianti di poter toccare il filo per diversi motivi:
- Rendersi conto dell’effettivo diametro toccando più fili con i polpastrelli;
- Controllare se il colore è realmente quello descritto;
- Piegarne un capo per valutarne la morbidezza: è fondamentale per evitare future parrucche a causa di fili troppo rigidi o dotati di una eccessiva memoria.
Caratteristiche generali dei fili da pesca
- Colore: è sempre consigliabile utilizzare un filo che abbia un colore simile alle acque in cui si dovrà pescare; qualora si dovesse avere l’esigenza di comprare un solo prodotto da utilizzare in più ambienti, la scelta ricadrà rigorosamente sul colore neutro. Alcuni tipi di pesca, come il surfcasting, impongono un filo di colori accesi per ottenere una corretta visibilità anche di notte.
- Diametro: i diametri vanno sempre controllati, evitando di fidarsi ciecamente delle indicazioni fornite dalle ditte. Un diametro maggiore comporterà una maggiore galleggiabilità del filo, e di conseguenza, una più lenta discesa in acqua delle nostre esche. Un filo sottile sarà meno percepito dai predatori e il movimento delle esche, soprattutto per quelle naturali, sarà più disinvolto.
- Morbidezza: un filo morbido non creerà parrucche durante i lanci e consentirà errori ai pescatori poco esperti.
- Elasticità: l’elasticità è un fattore fondamentale. Un filo troppo elastico non permette di percepire nè le toccate più lievi dei pesci, nè il movimento delle esche artificiali. Non sarà possibile ferrare il pesce con decisione perchè il filo diventerà una sorta di ammortizzatore. Un filo troppo rigido, utile a percepire ogni singola vibrazione delle nostre insidie, comporta tuttavia il rischio di parrucche, specialmente utilizzando esche leggere e non perdona nei lanci sbagliati. Nei combattimenti con prede di grandi dimensioni, un filo eccessivamente elastico non ci permetterà un corretto recupero della preda, mentre un prodotto troppo rigido aumenterà la probabilità di slamare le prede durante recuperi errati: è sconsigliatissimo per i principianti.
- Tenuta al nodo: il peggior trauma che possiamo creare sulla lenza è il nodo, che se non effettuati correttamente, possono intaccare i fili meno resistenti all’abrasione.
- Affondabilità: questa caratteristica è spesso associata al diametro del filo. Diametri sottili aiuteranno a perforare in maniera ottimale lo strato d’acqua ed a raggiungere il fondo velocemente. In commercio è possibile trovare fili affondanti, utili sia per la pesca con forte vento (si pescherà con il cimino della canna immerso in acqua, in modo da eliminare l’interferenza della brezza), sia per la traina in mare con il dacron piombato(che rende possibile calcolare l’esatta pofondità dell’esca).
Come è possibile eseguire un test del carico di rottura dei fili da pesca?
Il carico di rottura indicato dalla casa madre non tiene conto dei nodi, che invece, ironia della sorte, sono onnipresenti in ogni tecnica di pesca. Innanzitutto bisogna srotolare almeno due metri di filo dalla bobina. Eseguite una piccola asola avendo cura di umettare con la saliva le spire prima che si stringano. Collegare l’asola ad un piccolo cacciavite oppure alla maniglia di una porta e tirare l’altro estremo. Se il filo tenderà a rompersi con poca trazione, è da cestinare. Una migliore test è possibile attraverso l’uso del dinamometro, collegando l’asola direttamente allo stesso, e tirando fino alla rottura del filo; successivamente si leggerà la massima trazione esercitata sull’attrezzo.
Monofilo in Nylon
E’ indubbio che il nylon sia il polimero più utilizzato nella produzione dei fili da pesca utilizzati per lenze madri e terminali. Si consiglia la scelta di colorazioni neutre che danno la possibilità di adattarsi ad ogni ambiente. Questo materiale ha la proprietà di essere discretamente elastico: caratteristica che lo rende adatto per tutte le tecniche di pesca che richiedono l’utilizzo di canne morbide o paraboliche (trota-lago, pesca all’inglese), per lo spinning ai piccoli predatori (trote,spigole) e per i principianti che potrebbero commettere errori in fase di lancio o di ferrata (un filo rigido non perdona, si rompe su ferrate eseguite non correttamente). Sono da preferire i fili senza memoria, che non provocheranno parrucche, e che si adattano perfettamente alla conicità della bobina del mulinello.
Monofili in Fluorocarbon
La repentina evoluzione della pesca negli ultimi anni ha portato alla creazione di questo tipo di filo. Ormai il fluorocarbon è diventato un “must have”, chiunque ne possiede almeno una bobina. La caratteristica principale è l’invisibilità totale in acqua e la forte resistenza (rispetto nylon e trecciati) allo usura di denti ed ostacoli. Una lenza madre in fluorocarbon è molto rigida, pertanto sconsigliata per i neofiti. E’ invece consigliabile utilizzare questo materiale come terminale, in modo che la sua rigidezza trasmetta una ferrata più decisa alle nostre prede e attenui l’effetto ammortizzatore del nylon presente in bobina. In commercio ormai si trovano fili fluoro-coated o fluorocarbon coated che hanno la particolarità di essere di nylon rivestiti all’esterno di fluorcarbon (ottenenendo così un filo con una discreta morbidezza ed una minore visibilità).
Come scoprire se il nostro è un vero fluorcarbon?
Poniamo il filo sulla fiamma di un accendino; se prende fuoco immediatamente oppure si scioglie, quel filo non è un fluorocarbon al 100%; se invece tende semplicemente a ritirarsi, formando la classica “pallina”, si è certi di possedere un vero fluorocarbon.
Nylon: | |
Fluorocarbon: |
Il trecciato ( treccia )
Il boom dei trecciati è avvenuto negli ultimi anni soprattutto nelle tecniche di pesca più dinamiche : spinning, vertical jigging, casting, ma ormai viene testato dagli anglers più esperti anche per la pesca in drifting e per la traina con il vivol.
Questo filo ha una totale assenza di elasticità ed a parità di diametro con nylon o fluorocarbon, ha anche il doppio di carico di rottura (è possibile imbobinare grandi quantità di treccia anche in piccoli mulinelli).
I problemi del trecciato:
- scarsissima resistenza all’abrasione, quasi pari a zero;
- visibilità totale in acqua;
- difficoltà per i neofiti nell’eseguire nodi, soprattutto con i diametri più importanti;
- l’assenza di elasticità non permette errori nella gestione della preda
Per questi motivi è sconsigliato l’utilizzo della treccia a chi si affaccia alla pesca per la prima volta.
E’ utile abbinare il trecciato ad un metro circa di terminale in nylon o fluorocarbon, sia per rendere le esche meno visibili, sia per rendere la montatura meno rigida, che aiuterà il pescatore durante la fase di combattimento.
L’alto carico di rottura in relazione al proprio diametro, l’assenza di elasticità e di memoria unita alla durata quasi doppia di questo tipo di monofilo, rendono il trecciato idoneo per ogni tipo di pesca che richeda l’uso di esche artificiali.
I colori, proposti dalle varie ditte, non sono determinanti, visto che andrà abbinato quasi nel 99% dei casi, un terminale in nylon o fluorocarbon.
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